Articolo pubblicato sul Corriere della sera del 16 marzo 2024

I LAVORATORI E L'AMMINISTRAZIONE 4.0

Il rapporto tra pubblica amministrazione e nuove tecnologie, tra cui i sistemi di intelligenza artificiale,  è destinato ad assumere centralità per i diritti e le garanzie dei cittadini che allo stato trovano adeguata tutela nell’ambito dei procedimenti amministrativi. I tempi sono maturi per porre il tema dell’eventuale impatto che le tecnologie avanzate avranno in ambito pubblico, non solo sul fronte dei dati da utilizzare per le varie finalità di interesse pubblico o della  tipologia di attività che meglio si presta all’automazione ma anche  della capacità delle amministrazioni di far fronte ai cambiamenti del futuro prossimo venturo.  La digitalizzazione  pone il tema di una grande efficienza e potenzialità conoscitiva, ma anche quello di un cambiamento dagli esiti non sempre prevedibili, che va presidiato e monitorato.

In questo ambito va considerato il livello di “prontezza” dei funzionari pubblici ad operare per un’amministrazione 4.0, al fine di scongiurare il timore, da più parti rappresentato, che l’uomo  si “consegni” alla macchina e che si assicuri un  ruolo servente alla tecnologia. E’ ben noto che nelle amministrazioni ci sono pochi giovani e pochi tecnici: al grido d’allarme più volte lanciato riferito alla scarsa presenza delle cosiddette professionalità STEM (science, technology, engineering and mathematics) si aggiunge, in modo ancora più incalzante, il tema di come rendere attraente, agli occhi di queste nuove figure professionali, il lavoro pubblico. E’ evidente che i giovani matematici, informatici, ingegneri non pensano  alla pubblica amministrazione come naturale sbocco della loro carriera lavorativa, fatta eccezione per il  mondo universitario. Se queste figure professionali non hanno bisogno del pubblico per lavorare, la PA, invece, avrà sempre più bisogno di loro per operare, perché sempre di più si porrà il tema di procedure amministrative digitali nell’ambito delle quali i diritti e le garanzie saranno garantiti attraverso piattaforme informatiche, software e algoritmi (Consiglio di Stato nn.2270 e 8474 del 2019); e così, accanto alle più tradizionali competenze giuridiche ed economiche, saranno sempre più necessarie quelle tecnico-scientifiche.

Senza considerare che l’utilizzo di procedure automatizzate pone anche il rilevante tema dell’automation bias e cioè il rischio che i funzionari pubblici ripongano eccessiva fiducia nel supporto tecnologico, in senso acritico, anche in caso di errori evidenti; ovvero quello dei rischi che possono essere indotti dall’”avarizia cognitiva” che può portare il funzionario pubblico ad appiattirsi sulla decisione della macchina per evitare difficili scelte o evitare di condurre quelle  attività di analisi e valutazioni che di regola precedono le decisioni amministrative. Gran parte delle amministrazioni pubbliche potrebbero già considerarsi  a rischio automation bias “strutturale”, in ragione sia della elevata età media dei funzionari pubblici sia della scarsa presenza di tecnici in grado di incidere sul tradizionale modo di operare amministrativo.

Per rendere allettante l’alternativa lavorativa pubblica per i funzionari 4.0  il primo problema da risolvere è quello della retribuzione: troppo poco competitiva rispetto al mondo privato,  non solo all’ingresso ma anche per la sua lenta progressione negli anni. In più, anche la prospettiva di carriera non è incoraggiante: senza valutazioni professionali intermedie si giunge a posizioni dirigenziali troppo lentamente. E così accanto al tema di come fare entrare i giovani tecnici nelle PA, esiste anche  quello di riuscire a trattenerli.

Si sa che i giovani rappresentano una grande opportunità per la pubblica amministrazione per la loro naturale propensione al digitale,  senza che ne risultino intimoriti:  i giovani intuiscono  le nuove tecnologie, prima ancora di leggere istruzioni e manuali. E la PA ne ha bisogno, non solo per inevitabili ragioni di turn over, ma anche per stare al passo con i tempi e “presidiare“ dall’interno i cambiamenti.

La sfida che deve raccogliere l’amministrazione pubblica, accanto a quella digitale, è quella di assicurarsi  una sopravvivenza consapevole, sfida ardua visto che il mito del “posto fisso”, di zaloniana memoria,  sembra aver fatto il suo tempo.